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Trovare un partner dopo i 40 - differenze tra Lui e Lei

Anche se le differenze tra uomini e donne sono davanti agli occhi di tutti, in realtà i comportamenti dell’uno e dell’altro sesso, appaiono poi al momento in cui il matrimonio e la convivenza non funzionano più, talvolta inspiegabili agli occhi all’altro partner.

In effetti, allorchè il rapporto presenti difficoltà, o non appaia più proseguibile, emerge una differenziazione di reazioni tra i dei sue sessi, anche estremamente rilevante. 
Si può osservare anzi una certa uniformità di comportamenti, degli uomini e delle donne tra loro, che finiscono con l’incidere in modo sensibile, nei rapporti vicendevoli, allorchè l’unione scricchiola o termina.
Tali peculiarità, i modi di comportarsi diseguali, in sostanza la diversa visione della vita e le reazioni alla crisi di coppia, vengono confermate poi dalle statistiche in ambito nazionale, per esempio, e solo per accennare ad alcune differenziazioni, in tema di iniziativa nel rivolgersi al Tribunale, quasi totalmente appannaggio delle donne, nell’atteggiamento dell’uno e dell’altro di fronte all’interruzione del rapporto (nelle donne è inteso “per sempre”mentre negli uomini è inteso “per ora”), relativamente alla propensione allo sviluppo economico ed alla ricerca di ricchezza, (è estremamente raro trovarsi di fronte a donne capitane di azienda o titolari di patrimoni rilevanti), con tutte le conseguenze in tema di mantenimento e di assistenza economica vicendevole, relativamente al comportamento sessuale (difficilmente, a differenza degli uomini, una donna che ha una relazione coniugale serena mostra interesse ad un rapporto extra coniugale), ed ancora nella necessità di ricrearsi una famiglia (un desiderio quasi esclusivo appannaggio nelle donne).
Tali differenziazioni tra uomo e donna incidono in modo rilevante anche per ciò che riguarda i procedimenti giudiziari, i presupposti e le conseguenze della separazione, del divorzio e dei provvedimento in tema di interruzione della convivenza more uxorio, per l’uno e dell’altro sesso.
Senza alcuna volontà di approfondire gli argomenti, limitandoci a ciò che emerge nell’ambito statistico e dall’esperienza professionale, si possono effettuare alcune considerazioni, che però appaiono importanti per comprendere appieno il fenomeno.

L’INIZIATIVA DELLA SEPARAZIONE – E’ LEI CHE DECIDE DI INTERROMPERE

Indipendentemente dal fatto che si tratti di un rapporto matrimoniale o di un rapporto di convivenza, l’iniziativa di interrompere un rapporto, nella gran parte dei casi, parte sempre dalla donna.
Statisticamente la percentuale dei casi di separazione giudiziale promossi dalle donne al Tribunale si calcola intorno al 70%, ma tale percentuale non tiene conto del fatto che anche la maggioranza delle separazioni consensuali, e cioè che vengano presentate ad impulso di entrambi, in realtà scaturiscono dalla volontà della donna, pur se poi, mancando contrasti tra i coniugi sulle condizioni della separazione, il ricorso viene presentato formalmente da entrambi.
Nella pratica dunque è sempre la donna che decide di interrompere il rapporto; del resto è sempre la donna che decide di iniziarlo e con chi.
E’ lei stessa che, scegliendo il pretendente tra i vari possibili e più affidabili al momento, (come vedremo, situazione che non sussiste più dopo la separazione) stabilisce quando è il momento di lasciarlo.
Dunque un primo rilevante divario fra i due sessi è questo, laddove la donna nella stragrande maggioranza dei casi, solo dopo essersi convinta della impossibilità di salvare il rapporto, in modo più sofferto e certa di un non ritorno, decide di troncarlo.
Di contro gli uomini sono più preoccupati delle conseguenze personali e patrimoniali, e nell’ intimo sono sempre convinti che si possa tornare sui propri passi e quasi mai sono gli artefici della domanda giudiziale di separazione.
Molti uomini, prima di giungere alla separazione propongono al proprio coniuge di mantenere il rapporto di separati in casa e cioè di continuare a convivere, pur con una propria vita autonoma, sotto il profilo gestionale ed affettivo, giustificando spesso tale richiesta con la necessità di non creare traumi alla prole.
Una situazione così ambigua, se è accettabile dagli uomini, non lo è affatto da parte delle donne, anche perché, e questa è un’altra distinzione tra i due sessi, come si è detto, vale il detto comune secondo il quale se la donna dichiara di interrompere il rapporto sentimentale, intende ciò “definitivamente” , mentre se lo dichiara l’uomo, la sua interpretazione è quasi sempre “per il momento”.
D’altra parte, anche sotto altro profilo, come è noto, il marito cerca di evitare il processo di separazione, laddove quasi sempre, a parte le conseguenze personali, sotto il profilo economico perde, in presenza di prole, oltre la casa coniugale, altresì una buona parte del proprio reddito, destinato al mantenimento di figli, ed in taluni casi della ex moglie. 
E sottaciamo sulle situazione, molto frequenti, in cui deve anche continuare a pagare le rate del mutuo sulla casa, quelle degli elettrodomestici o dell’autovettura. 

RESPONSABILITA’ DEL FALLIMENTO DELL’UNIONE

Se in Italia un’unione coniugale o more uxorio fallisce ogni tre, con un trend verso le medie USA di un fallimento dell’unione ogni due, è legittimo chiedersi a chi possa attribuirsi la colpa della crisi del rapporto, almeno sotto il profilo statistico.
Va chiarito subito che non si intende colpa in senso giuridico, ove si parla più tecnicamente di addebito, bensì piuttosto di responsabilità morale del fallimento del rapporto.
Se allorché una unione sentimentale termina, difficilmente la colpa è ravvisabile, come da manzoniana memoria, solo da una parte, non si può tuttavia fare a meno di rilevare che, in genere, il comportamento dell’uomo appare sotto un profilo etico e di causa preponderante nel fallimento di rapporto di coniugio o di convivenza, il più censurabile.
Ciò non significa naturalmente che non vi siano situazioni nelle quali il comportamento della donna, o il carattere insopportabile, o determinati atteggiamenti, costituiscano l’unica causa della separazione; tuttavia è dato osservare almeno nell’ambito professionale, che nella maggioranza dei casi, la responsabilità dello sfascio del matrimonio o della convivenza, deve farsi ricadere sui mariti o sui compagni, i quali viziati da centinaia di anni di predominio maschile, ben difficilmente sono disposti a rivedere i propri lati caratteriali, nè a cedere o quantomeno a mostrarsi più elastici o disponibili, allorchè il rapporto entra in crisi.
Facciamo riferimento ad atteggiamenti o comportamenti che, al di là dell’aspetto giuridico e di quanto emerge negli atti processuali in Tribunale, tuttavia con il ripetersi nel tempo, finiscono con l’accentuarsi durante il rapporto di coniugio o di convivenza, e provochino la crisi o comunque divengano la causa scatenante o quella più rilevante, nell’ambito dei contrasti vicendevoli, che portano al decadimento dell’unione.
Secondo le osservazioni statistiche la causa del fallimento dell’unione, non deriva, come comunemente si crede, dalla violazione dell’obbligo di fedeltà, bensì dalla stanchezza del rapporto, o secondo altri, dall’abitudine e dall’incapacità di rinnovarsi, ma più comunemente dalla caduta di stima e di affectio per l’altra parte.
L’adulterio o il tradimento è semmai un fatto successivo e conseguente.
Sotto tale luce è osservabile, a fronte dell’irrigidirsi del comportamento maschile ed una scarsa propensione al dialogo, allorché il rapporto “scricchiola” una maggiore disponibilità delle donne, le quali se giungono alla decisione di separarsi e di presentare la domanda al Tribunale, lo fanno solo dopo molto tentativi di mediare soluzioni conciliative, e quindi solo dopo il fallimento conclamato e dopo ogni tentativo finalizzato a salvare il matrimonio.
Per quanto è dato osservare nell’ambito professionale, e fermo restando che la domanda di separazione viene proposta nella maggioranza dei casi dalla donna, il motivo scatenante nell’interruzione del rapporto, è sempre la caduta di stima per il partner.
Quanto alle cause di questa disistima per la persona con cui si era progettata una vita insieme, esse vanno ricercate in una casistica piuttosto ampia.
Si va dalla presa di coscienza di un marito incapace di gestire economicamente la famiglia, indebitato, impossibilitato a sostenere neanche i costi correnti, (la pubblicità al consumo e l’acquisto rateale, mette in crisi un numero di coppie rilevanti) alla constatazione di un insufficiente propensione al lavoro del proprio compagno, all’opposto all’inesistenza di qualsiasi forma di collaborazione per un coinvolgimento eccessivo (più o meno veritiero) nel lavoro, dall’incapacità del proprio coniuge di mantenere comportamenti adeguati, per impulsività ed aggressività nei confronti della moglie e dei figli, fino a vere e proprie violenze fisiche, ma soprattutto morali, dall’eccessiva avarizia costringendo la famiglia ad una vita grama, fino alla prodigalità al di fuori delle proprie possibilità economiche, dall’inesistenza della figura paterna, fino all’applicazione di metodi educativi assurdi, da comportamenti psicotici, fino a pretese di indiscutibilità delle direttive maritali o maschili, da modificazioni comportamentali che fanno vergognare di presentare il proprio marito come tale ad atteggiamenti irrazionali, di gelosia immotivata, fino a pretese sul piano fisico e sessuale non condivise.
Insomma si tratta sempre di situazione che creano nella donna la caduta a picco della stima e quindi del desiderio di continuare la propria vita accanto ad una persona che, alla distanza, si è rilevata ben diversa da quanto appariva all’inizio del rapporto sentimentale.
Ovviamente, accanto alle cause che portano al fallimento dell’unione va annoverata la classica infedeltà, indubbiamente anche questa più frequente nel marito rispetto alla moglie, ma con un distinguo.
Infatti mentre l’uomo anche per una diversa programmazione mentale sul piano fisico è potenzialmente interessato all’intero universo femminile, la donna in genere cerca un compagno all’esterno della famiglia, solo quando scompare la stima per il proprio coniuge o compagno di vita, e insomma allorchè non si sente più soddisfata o realizzata nella famiglia.
Anche sotto tale aspetto, se si vuole porre l’attenzione alle reali ragioni del fallimento dell’unione e non a quelle apparenti, non è l’infedeltà la causa principale delle separazioni, in quanto in un rapporto stabile eventuali storie con la collega o il collega d’ufficio, una volta scoperte, vengono interrotte pur di non distruggere la famiglia.
Le infedeltà viceversa che finiscono in Tribunale sono solo quelle conseguenti ad un rapporto che era già terminato per sottostanti contrasti o incompatibilità caratteriali.
Di questo se ne è resa conto anche la Cassazione che ha ritenuto ininfluente ai fini della richiesta di addebito l’eventuale relazione extraconiugale, allorché il rapporto matrimoniale doveva intendersi già cessato per precedenti e sottostanti gravi motivazioni.
D’altra parte, a riprova indiretta del fatto che statisticamente la colpa morale preponderante del fallimento del matrimonio gravi su gli uomini, pur generalizzando, va considerato che normalmente chi inizia un processo è colui che ritiene di trovarsi nella ragione.
Sotto questa luce sarebbe inspiegabile come mai la stragrande maggioranza delle separazioni venga presentata o sollecitata proprio dalle donne.

MAGGIORE DISPONIBILITA’ ECONOMICA DEGLI UOMINI

E’ raro che il Tribunale accolli un assegno di mantenimento a carico della moglie in favore del marito, mentre è frequentisimo l’inverso.
Fermo restando che esamineremo l’argomento, i presupposti e le condizioni per l’ottenimento del mantenimento o dell’assegno divorzile, in seguito, parlando della separazione e del divorzio, è tuttavia interessante comprendere come mai, in qualunque paese ed in qualunque latitudine, vi sia la propensione del solo maschio a produrre ricchezza, ed una minore capacità della donna in tal senso, più interessata ad altri valori. 
Se si esaminano i dati delle Camere di Commercio e quelli relativi alle industrie o alle attività imprenditoriali e commerciali nazionali, si evince con estrema facilità che, pur sussistendo numerose piccole attività gestite da donne, tuttavia solo una piccolissima minoranza di loro gestisce aziende da esse create dal rilevante fatturato, o comunque risulta l’artefice di attività industriali o commerciali importanti.
Questa situazione, che ha delle conseguenze molto significative ovviamente anche nel campo del diritto familiare, trova la propria ragion d’essere nella diversità mentale degli uomini e delle donne rispetto all’attività lavorativa ed è la conseguenza della diversa strutturazione mentale dell’una e dell’altro, tant’è che la stessa caratteristica (propensione alla ricchezza per lo più degli uomini), è riscontrabile, come si accennava, in qualsiasi parte del mondo.
Secondo molti, questa “specializzazione” dell’uomo deriva da una specifica programmazione mentale, che risale all’inizio della specie, almeno sotto tre aspetti.
Da un lato, in quanto la mente maschile, a differenza di quella femminile, opera a settori separati, cioè attribuendo la massima ed esclusiva attenzione a quello che l’uomo percepisce come target o bersaglio, come nel caso dell’attività lavarativa portatrice di reddito.
In secondo luogo, perché l’uomo è programmato per proteggere ed accudire alla propria compagna, percependo quale compito della specie quello di provvedere ad accumulare per lei, le necessarie“provviste”.
In terzo luogo perché, la mente maschile, a differenza di quella femminile, ha una capacità spaziale innata; tutto ciò che ha a che vedere con meccanismi, ruotismi, motori, elettricità, e quant’altro lo attrae in modo incommensurabile. 
Basta guardare la rilevantisima percentuale maschile delle domande di brevetto depositate in ogni nazione, per rendersi conto di tale caratteristica peculiare dei maschi.
Nello specifico, sotto il primo aspetto, mentre il cervello maschile è creato con un sistema di compartimenti separati ognuno dedicato ad una specifica attività, o argomento (per questo si dice che gli uomini possano fare una sola cosa per volta), la mente delle donne non ha questa caratteristica (o limitazione), e riesce a pensare ed effettuare varie cose nello stesso tempo.
Secondo alcuni autori è come se il cervello maschile fosse specializzato mediante una divisione di celle finalizzate ad un compito specifico.
Di contro, il meccanismo mentale della donna le permette di effettuare più cose contemporaneamente (guidare la macchina, truccarsi, utilizzare la radio, telefonare, ecc.).
In effetti è sufficiente osservare un uomo per rilevare che egli finalizza la sua attenzione ad un compito specifico, e non è capace di prestare attenzione a due o più eventi contemporaneamente. Se deve ascoltare una persona che conversa con lui, abbassa la televisione, e se presta attenzione ad un evento, si isola dall’altro.
Questa “specializzazione” del cervello maschile fà si che egli consideri il lavoro come il proprio “bersaglio” esclusivo, senza essere distratto da altri interessi contemporaneamente.
Sotto il secondo profilo, secondo alcuni, l’interesse e l’importanza che il maschio attribuisce all’attività lavorativa procacciatrice di guadagno, (a differenza delle donne per le quali il lavoro non è che uno dei propri interessi, insieme alla famiglia, ai figli, alle relzioni interpersonali etc.), altro non è che la conseguenza della atavica programmazione mentale, laddove qualche migliaio di anni fa era compito dell’uomo provvedere alla sopravvivenza, andare a caccia, difendere la caverna della compagna, difenderla dalle insidie, cercare di accumulare più prede possibili e provvedere al sostentamento con la propria attività “lavorativa”.
Questa forma di programmazione, dettata a protezione anche inconscia della propria compagna, è visibile ancora oggi, allorché per esempio nei ristoranti e nei locali gli uomini tendono sempre a sedersi dando le spalle al muro e guardando l’ingresso, in modo da prestare attenzione ad eventuali insidie, ed altrettanto dicasi della scelta del posto nel letto, soprattutto allorché ci si trovi in un luogo non conosciuto, come un hotel, ove l’uomo si mette quasi sempre a dormire nella parte del letto più vicino alla porta di ingresso, come se dovesse proteggere la propria compagna da eventuali intrusi.
In aggiunta a queste caratteristiche, (il considerare importante il proprio lavoro puntando sempre ad un miglioramento e alla maggiore ricchezza e potere possibile), va annoverata, in terzo luogo, la maggiore capacità spaziale degli uomini. Essi utilizzano un tipo di vista cosiddetto “a tunnel” che da loro la possibilità di vedere in modo distinto avanti a sé in profondità, ma con un campo visuale più ridotto, a differenza delle donne che godono di una visione periferica più accentuata.
Inoltre l’uomo è particolarmente sensibile alle modificazioni spaziali, a tutto ciò che si muove. 
Anche sotto questo profilo, molti ritengono che tali caratteristiche non siano altro che le conseguenze della programmazione atavica del maschio, allorché doveva cacciare e procacciare le provviste della compagna, in modo che fosse in grado di valutare a distanza eventuali pericoli, scovando rapidamente le prede nascoste nella vegetazione, sensibilissimo a qualsiasi modificazione, spostamento o movimento.
L’uomo in tal senso è particolarmente attratto da tutto ciò che implica capacità spaziali, oggetti in movimento, meccanismi, e simili.
Per rendersi conto di questo è sufficiente entrare in una qualunque sala di video giochi, e rilevare come la quasi totalità dei ragazzi presenti siano di sesso maschile, e quanto attragga più gli uomini la guida dell’autovettura rispetto le donne, le quali hanno maggiore difficoltà in tutte quelle attività connesse con valutazioni meccaniche o di spazio, come per esempio nell’effettuare difficili parcheggi e simili.
Fatte queste premesse è facile comprendere perché gli uomini siano irrimediabilmente attratti, da tutto ciò che è tecnico, (per una donna è incomprensibile come un uomo possa restare estasiato per lungo tempo davanti ad un meccanismo in funzione), e trovino terribilmente affascinante un vettura od un motore (tutti ricordiamo la cartellonistica pubblicitaria ove nel letto matrimoniale, al posto della compagna, sotto le lenzuola l’uomo dormiva abbracciato al lucidissimo motore di una Ferrari. 
E’ comunque un dato di fatto che l’uomo consideri il lavoro come una priorità assoluta, quasi come una missione e lo scopo della propria vita, puntando sempre ad un miglioramento, al potenziamento delle proprie capacità economiche, nochè alla realizzazione ed all’accumulo di sempre più rilevanti risorse.
In questa ottica, emerge la suddivisione ed il distacco che nella mente maschile riveste l’attività lavorativa rispetto ad altri interessi.
Nell’ambito lavorativo tutto ciò che costituisce emozioni, sentimenti ed ogni altro interesse viene cancellato in quanto egli si dedica totalmente all’attività lavorativa che considera prioritaria e di estrema importanza.
Per le donne viceversa l’attività lavorativa non costituisce che uno degli interessi ai quali dedicare la propria attenzione e non certamente l’unico, rappresentando non un fine come nell’uomo, bensì un mezzo per realizzare i propri interessi che sono per lo più assorbiti dalla famiglia, dalle relazioni sentimentali, dall’assistenza ai figli, da una buona sistemazione della casa in cui vivere e dalle relazioni interpersonali.
Per l’uomo di contro esistono due interessi totalmente diversificati, da un lato l’attività lavorativa e dall’altro la situazione personale, laddove il lavoro costituisce più che un mezzo, un fine al quale dedicarsi in modo esaustivo (l’80% degli intervistati in vari paesi valuta il lavoro e la carriera come le cose più importanti).
Così gli uomini tendono ad utilizzare tutte le proprie risorse per l’attività lavorativa e per il consolidamento della propria posizione, cercando sempre di migliorare la propria redditività e finalizzando tutte le proprie forze ad un aumento del proprio potere e delle proprie capacità di guadagno.
Di contro nella donna, poiché il lavoro è considerato un mezzo finalizzato alla famiglia, elle vedrà le risorse lavorative come un meccanismo per migliorare la propria abitazione, per permettere scuole migliori per i propri figli, per curare maggiormente la propria persona, ecc.
Quindi per schematizzare si potrebbe dire che, mentre l’uomo con le somme che riesce a risparmiare, cerca di acquistare dei beni che gli permettano un ulteriore reddito e poi con tale reddito, di acquistare altri beni fino a creare un azienda o un patrimonio, di contro la donna utilizzerà ogni incremento del proprio reddito per acquistare le tendine dell’abitazione, comprare dei tappeti, far riverniciare la casa, pagare la retta di una scuola migliore per i figli o per il pagamento del salone di bellezza.
Secondo alcuni, tale meccanismo corrisponde alla programmazione mentale dei nostri antenati laddove il compito della donna era quello di cercare un uomo che proteggesse lei e la prole e fosse sufficientemente forte da procacciare cibo a sufficienza per tutti, mentre il compito dell’uomo era quello di scovare e colpire più prede possibili in modo da creare una riserva per sè e per la propria famiglia.
Ciò ovviamente non significa che le donne non raggiungano importanti traguardi nel lavoro, (è un dato di fatto che mediamente queste ottengano migliori risultati scolastici, vincano i concorsi, siano ottime funzionarie e professioniste), tuttavia non sono portate nell’ambito della libera iniziativa, a creare patrimoni o aziende di rilevanti dimensioni, mancando loro lo stimolo in tal senso.
Si aggiunga ancora una caratteristica fisica peculiare degli uomini che è quella di possedere una elevata quantità di testosterone, la quale, insieme ad una maggiore aggressività, comporta altresì la voglia di competere, di affermarsi sugli altri e di predominare in ambito lavorativo e reddituale.
Nell’ambito della crisi di coppia, questo diverso modo di valutare la realtà incide in modo notevole, in quanto i tribunali, come vedremo, allorché devono determinare l’assegno di mantenimento per i figli minori o maggiorenni non autonomi ed eventualmente per la moglie, partono dal presupposto che gli aventi diritto, debbano mantenere lo stesso tenore di vita che avrebbero   mantenuto se il matrimonio non fosse fallito.
Inoltre anche in caso di autonomia economica di entrambi i coniugi, il Tribunale attribuisce l’assegno di mantenimento alla donna, pur se questa gode di un proprio reddito di lavoro, allorché tuttavia tra le due posizioni economiche sussista un rilevante divario economico.

NECESSITA’ DI UNA FAMIGLIA

Questo è uno degli altri punti distintivi del modo di ragionare femminile rispetto a quello maschile di fronte al fallimento dell’unione.
Se si esaminano le vicende personali delle donne successivamente alla separazione,   che da parte loro viene vissuta sempre in modo più profondo, traumatico e doloroso rispetto agli uomini, si vedrà che quasi tutte, dopo un periodo più o meno lungo per assorbire il dispiacere, tentano di ricostruire un nuovo nucleo famigliare.
Difficilmente una donna separata deciderà di rimanere sola a vita, salvo casi limite di profonde ferite derivanti dal rapporto con l’altro sesso, ma quasi tutte cercheranno di trovare un partner serio ed affidabile con il quale ricostituire un nuovo nucleo sentimentale e famigliare.
Nell’uomo, viceversa, non sussiste tale sensibilità o necessità, oltretutto, già traumatizzato, dopo l’esperienza negativa di aver perso in sede di separazione, il collocamento dei figli, l’utilizzo della casa coniugale dalla quale egli viene estromesso, ed essendo per lo più costretto a partecipare al mantenimento di figli e moglie con un depauperamento notevole.
E’ quindi ben spiegabile la mancanza di ogni desiderio di un uomo separato, sia per inesistenza di una programmazione mentale similare a quella della donna, sia per il trauma subito sotto il profilo personale e patrimoniale dalla precedente unione, che sicuramente lo fa rifuggire dall’ipotesi di un nuovo matrimonio a gambe levate.
Anche in questo caso, se si esaminano le teorie che fanno riferimento ad una programmazione iniziale dei due sessi, si vedrà che la spinta di crearsi una famiglia nella donna, corrisponde ad un interesse della natura alla procreazione e prosecuzione della specie, alla creazione di un nido, all’allevamento della prole, mentre l’interesse dell’uomo è certamente finalizzato ad un rapporto con una donna, ma senza lo scopo di un’unione stabile o di costituire una nuova famiglia.
Ciò fermo restando che, la programmazione mentale dell’uomo è quella di proteggere comunque la propria compagna, qualunque sia il rapporto con essa instaurato e parallelamente la donna percepisce l’analoga necessità di sentirsi protetta. 
La differenza è che nel caso della donna il bisogno di protezione confluisce nella necessità di creare un nucleo stabile, mentre nell’uomo la protezione che comunque egli presta a qualunque compagna, ma anche alle persone del sesso opposto che frequenta, come amiche, colleghe di ufficio e simili, è fine a sé stesso e non confluisce nel desiderio di creare un’unione stabile o comunque formalizzata nel matrimonio.
Si consideri peraltro, tornando alla catastrofe che cade sul capo dell’uomo in caso di separazione, che un soggetto portatore di un reddito di € 1.200,00/1.500,00 al mese, al quale in precedenza aggiungeva il reddito della moglie, si troverà improvvisamente povero, e non solo impossibilitato a sostenere il pregresso tenore di vita, ma anche semplicemente a condurre una esistenza dignitosa.
Egli non riuscirà più a far fronte ai costi correnti, ma neanche alle rate di acquisto di un’autovettura, tenuto conto che il proprio reddito è falcidiato della metà, per il mantenimento della prole, e nel caso della moglie, e per l’altra metà, per pagare un affitto, visto che l’ex casa coniugale, in genere viene assegnata alla moglie.
Si spiega quindi facilmente quale sia la difficoltà di una donna separata di ricostituire un nucleo famigliare o comunque di convivenza stabile.
Ciò tanto più che dopo la separazione o comunque superata l’età di 30-35 anni, sul mercato rimangono i maschi, o che non sono riusciti a creare una unione per evidenti problemi caratteriali, o che sono separati e quindi sono già stati scartati da altre donne, per evidente inaffidabilità, come vedremo.

creare una coppia dopo i 40

AMORE E SESSO

Le differenziazioni sotto tale profilo sono sotto gli occhi di tutti. 
Per la donna, il rapporto sessuale è combinato con il rapporto sentimentale e l’uno trascina l’altro, sicchè questa non è interessata, salvo rare eccezioni, ad un rapporto fisico con un soggetto nei cui confronti non provi preventivamente una qualche forma di affetto. 
Né in genere, una volta che si senta pienamente appagata sentimentalmente e fisicamente dal rapporto stabile con un uomo, dal quale si senta protetta e curata, è interessata alla ricerca di rapporti sessuali con altri possibili parter
Per l’uomo viceversa, i due aspetti, sentimento e sesso, sono separati.
Recenti studi, hanno infatti dimostrato che il cervello maschile, a differenza di quello femminile, ha la capacità di dividere l’amore dal sesso, considerando una cosa singolarmente rispetto all’altra, talchè egli sessualmente è interessato a qualunque donna, senza attribuire alcuna rilevanza all’esistenza o meno di un preesistente rapporto sentimentale.
Ciò deriva, sempre secondo i sostenitori della programmazione iniziale, dall’interesse della natura per ciò che riguarda la figura femminile, nel creare un nucleo monogamo, con un’unità familiare a protezione della prole, essendo scopo dell’evoluzione che, alla fecondazione, segua la cura e la crescita della prole, in ambito protetto.
Di contro nell’uomo, sarebbe interesse della natura, la distribuzione più larga del seme, auspicando più rapporti fisici possibili con donne diverse, creando maggiori possibilità di nascite e quindi   aumentando le probabilità di prosecuzione delle specie.
Nell’epoca attuale ovviamente le cose non sono in questi esatti termini, comunque è un fatto indubbio che una donna felicemente coniugata o con un rapporto di convivenza stabile, in un ambito nel quale si senta a suo agio e protetta, difficilmente cercherà avventure all’esterno, o risponderà alle proposte di altri pretendenti, mentre ciò avviene in modo frequente, quasi esclusivamente nei casi di insoddisfacente rapporto coniugale o sentimentale con il proprio partner.
In tale ipotesi tuttavia, proprio per l’incapacità di distaccare l’ambito sentimentale da quello fisico, la donna difficilmente sarà in grado di mantenere in essere entrambi i rapporti contemporaneamente.
Di contro, per l’uomo, anche in caso di rapporti sentimentali stabili e felici, con il coniuge o la compagna, egli resterà sempre interessato a eventuali proposte sul piano fisico di altre donne, senza per questo necessariamente intaccare la solidità del rapporto coniugale o l’affetto per la propria vecchia compagna. 
Ciò proprio per la capacità mentale, di mantemere distinte e separate le due attività, quella sessuale e quella sentimentale. 
Tale diversa programmazione mentale, fa sì che riesca poco comprensibile alle donne, come un rapporto, dal punto di vista dell’uomo, possa essere anche esclusivamente sul piano fisico.
Altrettanto incomprensibile è per la donna, il fatto che un uomo sia interessato a qualsiasi rapporto sessuale con l’altro sesso, anche con donne per le quali non vi è alcun feeling, ed addirittura con donne che non si stimano e perfino che si odiano.
Tutto questo è proprio spiegabile con le diverse aree che nel cervello maschile sopraintendono all’amore ed al sesso, talchè nulla vieta che una donna, anche se odiata, tuttavia sessualmente sia pienamene appagante.
E’ la norma che quando un uomo viene scoperto dalla propria compagna invischiato in una relazione adulterina, o al di fuori della coppia, egli si giustificherà sostenendo che si tratta soltanto di un fatto sessuale.
In realtà, contrariamente a quanto ritiene la compagna, con buone probabilità, quanto dichiarato, corrisponde al vero.
Sotto tale profilo, va detto che l’uomo ben può mantenere due o più rapporti contestualmente, senza pregiudicarel’affectio maritalis e dunque senza considerare per nulla l’ipotesi di una separazione; situazione di promiscuità viceversa insostenibile per la mentalità femminile.
La sensibilità dell’uomo per l’aspetto sessuale, va accentuato anche sotto altro profilo, e cioè nel senso che egli è facile preda della sollecitazione sessuale e della seduzione di una qualsiasi donna (in limiti ragionevoli), anche se si trova a suo agio nell’ambito di un rapporto familiare, ma ben raramente è disposto a pregiudicare il rapporto solido sottostante soltanto per un rapporto fisico.
Egli in sostanza pur essendo interessato alla seduzione proveniente dall’esterno, non è interessato a pregiudicare la famiglia già esistente, nei confronti della quale sente di avere seri doveri, per un nuovo rapporto esterno. 
Va tuttavia precisato che un rapporto sessuale in un uomo, proprio per il meccanismo di protezione che scatta automaticamente, non infrequentemente poi si trasforma in un rapporto sentimentale, anche perché l’istinto biologico di ciascun uomo è quello di proteggere ed aiutare la propria compagna, anche se occasionale.
Di contro la donna, in genere, non risponde alle sollecitazioni di un eventuale partner esterno, se si trova in un rapporto coniugale o di convivenza stabile, mentre è disponibile se vi è una caduta di stima all’interno del rapporto di coppia. 
Sotto il profilo chimico, questo elevato interesse degli uomini per il sesso, a parte la diversa progettazione del cervello, deriva anche dalla maggior livello di testosterone presente nei maschi, in quantità superiore di circa venti volte rispetto alle femmine, fatto che spiega anche la maggiore aggressività e competitività dei maschi.
Va considerato incidentalmente il fatto che, nel corso dei secoli tale maggior disponibilità dell’uomo è stata sempre giustificata, mentre contestualmente veniva disapprovata la disponibilità sessuale della donna.
D’altra parte, la particolare sensibilità dell’uomo per gli approcci di natura sessuale, indubbiamente favorisce le donne, le quali facilmente, mostrando la propria disponibilità, riescono senza troppi problemi a sedurre il compagno prescelto, (tutt’altre sono le problematiche e ben più difficile è il ricreare un rapporto stabile o una famiglia).
Va ancora considerato il meccanismo delle pulsioni sessuali nei due sessi, laddove nell’uomo, sussiste una eccitabilità immediata seguita però, poi con il soddisfacimento fisico, da un totale disinteresse, mentre nella donna il desiderio sessuale è più lento ad accendersi e cala in modo altrettanto proporzionalmente lento, tant’è che alcuni osservatori paragonano i due sistemi, nell’uomo ad un forno a microonde che va immediatamente in temperatura, ma cessa istantaneamente di funzionare e diviene repentinamente freddo con lo spegnimento dell’apparecchio, e nella donna invece come un forno tradizionale che raggiunge la temperatura lentamente, ed altrettanto lentamente diventa freddo.
Questa particolare sensibilità degli uomini, anche in età avanzata, per la disponibilità femminile, unita al fenomeno dell’immigrazione di un numero rilevante di donne provenienti da culture e criteri etici lontani anni luce dalla morale corrente, sta dando luogo al nuovo fenomeno nei Tribunali delle separazioni, richieste non più da soggetti, tra i 30 ed i 40 anni, ma da uomini ultracinquantenni o ultrasessantenni, i quali decidono di iniziare un nuovo menage con compagne ben più giovani e fisicamente più disponibili ed attraenti dell’ex coniuge.
A giustificazione, o meglio per comprendere la spregiudicatezza, di queste ultime, le quali non si creano alcun problema nel distruggere nuclei familiari consolidati, seducendo mariti e compagni, va detto che, quasi sempre, si tratta di donne che fuggono da realtà degradate, con problemi primari anche di rinvenimento del cibo, se non di semplice sopravvivenza, talchè la possibilità di vivere con un uomo che le assicuri una esistenza dignitosa o agiata, costituisce uno stimolo insopprimibile, e non si pongono certamente dubbi di natura morale.
Un’altra distinzione, nel caso di intrusione di un terzo incomodo, va fatta per i cosiddetti tradimenti platonici, cioè su di un piano squisitamente sentimentale, ma senza rapporti sessuali. 
Infatti, mentre per la donna è estremamente grave che il proprio compagno si innamori di un’altra persona, anche se non con un coinvolgimento fisico,   nell’uomo, l’innamoramento della propria donna di un altro soggetto, se non vi sono rapporti fisici, è considerato molto meno grave.
Ciò in quanto sempre secondo la teoria della programmazione della specie, l’interesse dell’uomo è quello di assicurarsi che la prole fecondata derivi dal suo seme, mentre l’interesse della donna è quello di curare il mantenimento del rapporto famigliare, apparendo altrettanto importante questo, se non di più rispetto il rapporto fisico.
La Cassazione, va ricordato, aderisce alla tesi femminile, ritenendo che ben possa essere addebitata la separazione al coniuge colpevole di una relazione extraconiugale, anche ove non sussistano rapporti fisici.
Concludiamo per ricordare che, statisticamente poco meno del 90% delle relazioni extra coniugali vengono iniziate dagli uomini, ma vengono troncate nell’80% dei casi da donne, allorché queste si rendono conto che il rapporto è limitato all’aspetto sessuale senza alcun coinvolgimento sentimentale, o comunque senza alcuna possibilità di ricreare un nuovo nucleo familiare.

IL DIVERSO ATTEGGIAMENTO DI FRONTE AL FALLIMENTO DELL’UNIONE

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